Il capo pilota Roberto Bunicci: «Traffici in aumento con i grandi vettori»
Un lavoro non facile quello del pilota del porto, addetto ad assistere i comitati per la manovra in massima sicurezza delle navi, come spiega Roberto Bunicci, capo dei piloti del porto di Ravenna ormai da tre anni: «Ci vuole un anno di affiancamento per imparare tutte le malizie del nostro lavoro, cose che soltanto sul campo è possibile vivere. Per la parte teorica, i nuovi assunti sono molto bravi, ma la l’esperienza ha un peso elevato. L’accesso alla professione è molto restrittivo: il percorso prevede diploma all’Istituto Tecnico Nautico, una carriera mercantile o militare, almeno un anno da primo ufficiale, per 7 anni complessivi di navigazione effettiva. Quindi parliamo almeno di dieci anni di preparazione. Dopodiché deve presentarsi una vacanza in un porto e solo allora si può fare il concorso a cui si presentano circa 30-40 candidati. Data la bellezza del nostro lavoro sono pochissimi».
Un bilancio dei primi sei mesi di lavoro del 2016?
«Il bilancio è positivo, osserviamo traffici in aumento, in particolare grazie alle spinte privatistiche che agiscono nel porto, che è una delle peculiarità di Ravenna. Questo ha prodotto i suoi effetti. Se avessimo un po’ più di infrastrutture potremmo aggredire con maggiore grinta il mercato».
Come sono andati i traffici?
«Sicuramente c’è stato un calo delle navi piccole e un aumento dei vettori più grandi. Continua il trend di crescita dei vettori, complice il fatto che gli indici di rata di noleggio sono molto bassi, si può noleggiare una nave di grandi dimensioni con prezzi molto contenuti, cosa che era impensabile solo pochi anni fa. Inoltre c’è tanta offerta di stiva rispetto ai traffici».
Quali sono le merci che hanno beneficiato dell’uso di grandi navi?
«Le rinfuse che permettono di caricare un minor numero di navi e di trasportare una maggiore quantità di merce e i container che beneficiano di navi sempre più grandi. Anche se le navi ultra, le famigerate mega navi portacontenitori non sono riuscite ad ottenere i risultati aspettati. Si fa fatica a riempire le 15mila o 18mila Teus: non è quello che stimavano gli operatori. Le cause sono diverse come la riduzione dei grandi flussi est-ovest, il calo della crescita della Cina e la contrazione ai consumi nel bacino europeo. Comunque il porto di Ravenna non è andato male, anche se potrebbe fare di più».
I problemi del porto di Ravenna sono sempre gli stessi. Si continua a parlare di fondali?
«Si i problemi sono i fondali e gli spazi. Però è inutile illudersi di intercettare navi di grandi dimensioni nel nostro porto. Bisognerebbe fare un piano di sviluppo oggi e realizzarlo domani. Al dopodomani qualcuno sta già pensando, mentre noi siamo ancora fermi. Non è possibile cercare traffici che siano impossibili per il nostro porto. Le 18mila Teus non entreranno mai a Ravenna».
Che cosa chiederebbe al Governo in questo momento?
«Mi piacerebbe che il governo curasse di più il valore dei porti, e portasse investimenti pesanti. I porti non sono solo le porte di ingresso di merci, ma rappresentano una grande fetta della nostra economia: infatti l’80% degli scambi mondiali di merci viaggia via mare. Se vogliamo intercettare questi traffici, come dice il ministro, un’Italia come un pontile in mezzo al Mediterraneo, bisogna crederci e progettare i porti del futuro».
E alla nuova amministrazione di Ravenna?
«Chiederei massima attenzione al porto e l’augurio che l’Autorità portuale riesca a portare in fondo i progetti che sono lì sul tavolo».
Elena Nencini
Foto Massimo Fiorentini