Il Molino Naldoni cresce con l’export, entro l’anno l’impianto di stoccaggio

Faenza | 03 Luglio 2016 Economia
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«La concorrenza è tanta e il momento generale per i consumi è quello che è, ma non ci possiamo lamentare di come stiamo andando: lavoriamo bene, abbiamo tanto lavoro, abbiamo costruito una bella rete commerciale che stiamo migliorando e incrementando. Questo ci ha permesso, nel 2015, di aumentare i volumi del 10% e nella prima parte del 2016 stiamo confermando il trend di crescita. Il fatturato è rimasto invariato, ma questo dipende dal tipo di merce che trattiamo, visto che dipende molto dalla materia prima e quindi dai prezzi della commodity, nel nostro caso i cereali. Insomma siamo molto contenti, stiamo puntando anche sull’estero e pensiamo di avere buone prospettive per il futuro». Così Alberto Naldoni, titolare insieme al fratello e a due cugini del Molino Naldoni, inquadra l’andamento dell’azienda che nei mesi scorsi ha trasferito a Faenza in via Pana il confezionamento e il magazzino/logistica lasciando la produzione, per il momento, a Marzeno.
Nella sosta di metà agosto verranno trasferiti gli uffici, concludendo la prima delle tre fasi di sviluppo pensate, ossia quella che prevedeva l’acquisto dell’area, la sistemazione del capannone, le nuove linee di confezionamento, le baie di carico e, appunto, i nuovi uffici. «Si tratta di un investimento importante - illustra il titolare -. Il secondo step, che voremmo fosse pronto a fine 2016, sarà il nuovo impianto di stoccaggio che ci servirà per il futuro mulino: faremo una nuova batteria di silos con burk di carico/scarico cereali tutto automatizzato. Inoltre faremo delle nuove fariniere all’interno del capannone: quando siamo partiti sembravano grandissime quelle che abbiamo ora, ma le stiamo già utilizzando in pieno. Il terzo sarà fare il nuovo mulino vero e proprio che sarà in quello più alto (l’ex blu con la scritta La Faenza, ndr) al cui interno stanno cinque mulini come quello che abbiamo adesso a Marzeno: ne faremo uno completamente nuovo che funzioni bene, nonostante quello che abbiamo sia stato fatto nel 2000 e non sia per nulla obsoleto. Il sogno è di utilizzare il mulino che abbiamo oggi per fare bio, cereali alternativi e prodotti di nicchia che stanno prendendo sempre più piede. Una cosa di cui andiamo fieri è il fatto che lavorare alla riqualificazione del nuovo stabilimento siano imprese locali: stiamo investendo tanto sul territorio».
Al Molino Naldoni «lavorano circa venti persone fisse in organico a cui si aggiungono altrettanti collaboratori esterni compresa la rete commerciale. Il fatturato 2015 ha chiuso vicino ai 16 milioni di euro, frutto delle 50mila tonnellate all’anno di grano lavorate e l’obiettivo 2016 è arrivare intorno ai 20 milioni di euro».
Il core business dell’impresa brisighellese-faentina «è la farina per la piadina che è molto apprezzata in tutta la Romagna - continua Naldoni -. Poi, con le farine del Passatore, abbiamo prodotti di filiera di qualità, nel quale identifichiamo in ogni lotto il campo da cui proviene e oggi rappresenta il 12% del fatturato: addirittura c’è un importante cliente francese che ha visto questo prodotto che non gli avremmo neppure presentato e l’ha fortemente voluto. Da poco siamo partiti con il grano macinato a pietra: è un bel prodottino e sta prendendo sempre più piede. Siamo molto orgogliosi delle nostre farine perché sono completamente naturali: non ci aggiungiamo niente».
Per andare all’estero è cruciale nell’agroalimentare italiano la qualità, «che noi teniamo in mente come elemento fondamentale insieme al servizio e all’assistenza - sottolinea Naldoni -. La qualità è apprezzata molto in Italia dove facciamo il grosso del nostro fatturato, così come all’estero dove ci è riconosciuta soprattutto nelle farine per la pizza e la pasta fresca. Sono quattro anni che abbiamo iniziato ad esportare ed abbiamo già avuto soddisfazione: a breve pensiamo di arrivare ad un 10% del giro d’affari. Il mercato che reagisce meglio è la Spagna, il più lontano l’Australia».
E se il mercato inizia ad essere oltre confine, il 76% del grano macinato da Naldoni «è nazionale, ma che parla il nostro dialetto, visto che quando carichiamo lontano viene dal basso ravennate. Anche le vendite, tramite Cofra, sono finalemente arrivate in maniera più strutturata anche a Faenza».

Christian Fossi
Foto Raffaele Tassinari
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