Caso Poggiali, i legali "Movente inesistente, speriamo nell'Appello"
Lette, il 9 giugno, le motivazioni della sentenza che ha portato, l'11 marzo, alla condanna all'ergastolo in primo grado di Daniela Poggiali, infermiera 43enne accusata dell'omicidio di una paziente, i suoi legali continuano il lavoro per presentare appello. "Speriamo che il Tribunale di Bologna sia meno suggestionabile - ha commentato Stefano Dalla Valle- e che tenga conto delle diverse criticità della tesi accusatoria tra cui il deflussore e l'emogas effettuato su Rosa Calderoni". Buona parte delle motivazioni si concentrano sulla personalità di Daniela sottintendendo che chi fa determinate cose come le due condannabili foto più volte mostrate in aula dall'accusa o i furti (non ancora provati)non può non essere un'assassina nonostante non sia stata riconosciuta affetta da turbe psichiche nè da personalità borderline. L'accusa ha sottolineato più volte la preparazione della Poggiali come infermiera, ma spiegando che il suo sapere scientifico era devoluto al male del paziente. "Daniela continua a credere nella giustizia, è molto provata, non capisce perchè si trova in carcere visto che continua a professarsi innocente nè perchè le sia stata riconosciuta una pericolosità sociale tale da non averle concesso i domiciliari con braccialetto elettronico. Il movente rimane, ad oggi, inconsistente: nelle motivazioni si parla di omicidio defensionale, una tesi azzardata che poggia su un elemento tautologico. Le considerazioni dei consulenti statistici, poi, in assenza di riscontri probatori, non possono assurgere al ruolo di prova. E per un ergastolo servono prove al di là di ogni dubbio".