La Bandeandrè e Mercadini scoprono affinità tra Olindo Guerrini e Fabrizio De Andrè

Ravenna | 25 Aprile 2016 Cultura
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«Amico mio, se il fato in me ripose / Qualche forza d'ingegno or m'è fuggita: / La giovinezza mia giace sfiorita, / Giace e visse un mattin come le rose». Vi ricorda qualcosa? Magari la Marinella di De Andrè, al cui capezzale il cantautore canta Vivesti solo un giorno, come le rose. Ebbene, i versi d’apertura, e in particolare quel Giace e visse un mattin come le rose sono opera di Olindo Guerrini, tratta dai Postuma, versi scritti in una vena ben lontana dallo Stecchetti dei Sonetti Romagnoli.
D’altra parte, obiettivo degli Amici di Olindo Guerrini nel Centenario del poeta di Sant’Alberto è proprio quello di sfidare, e sfatare, i luoghi comuni sul grande poeta dialettale (e non solo). Rientra nel progetto l’iniziativa meritoria, curata dal Mama’s club di Ravenna, che il 27 aprile porterà sul palco del teatro Alighieri, alle 21, l’incontro virtuale tra Guerrini e De Andrè, per voce della Bandeandrè e dell’attore Roberto Mercadini.
La prima parte della serata vedrà la Bandeandrè proporre i brani del testamento artistico di Faber, quell’«Anime Salve» che il cantautore realizzò con il contributo di Ivano Fossati e viene da più parti considerato un inno alla solitudine. La seconda parte del concerto spettacolo verterà proprio sulle similitudini fra i due artisti, apparentemente lontani, visto che anche Guerrini muore nel 1916 e De Andrè nasce 24 anni dopo.
La vicinanza lirica tra i due, attestata nelle prime righe di questo articolo, è stata rilevata qualche tempo da Valerio Di Stefano, che nel suo blog attesta anche altre similitudini tra i due. In particolare, anche Il Testamento di De Andrè parla di una donna, molto bella in gioventù, costretta poi a sopravvivere distribuendo all'angolo di una chiesa immagini sacre in cambio di denaro. Il sonetto Gretchen di Guerrini comincia così: «Sull'uscio della chiesa, orrida e nera / Come le streghe che il demonio abbraccia, / Vidi seder nel fango una megera, / Col marchio del bordello impresso in faccia» e Gretchen chiude lamentando che «M'hanno ridotta a vender Cristo e i santi / Per comprarmi due soldi d'acquavite», mentre De Andrè canta alla sua protagonista «A te che sei per tirare avanti / costretta a vendere Cristo e i santi».
E’ poi la stessa Bandeandrè a ritenere che tra Faber e Guerrini non esistano solo affinità poetiche, ma anche un modo comune di intendere l’impegno sociale e politico. Ad accomunarli sono lo sguardo attento alle classi sociali più povere e maltrattate, un costante sbeffeggiamento del potere, sia civile che religioso, un atteggiamento ironico verso ciò che di bello e di brutto propone la vita. E poi c’è l’amore per il dialetto e quello per la cucina. Entrambi hanno ricette personali: De Andrè le conserva in un quaderno, Guerrini ne fa addirittura un libro.
E anche versi guerriniani (in italiano) come   questi: «Lente le idee si movono, / ma noi moviam con loro / compagni nel lavoro / e nell’amor fratelli. / Sono le idee che vincono / le idee, non i coltelli» sono tutto un programma. (f.sav.)
 
 
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