Federica Ferruzzi
Eraldo Baldini sarà protagonista dell'ultimo incontro letterario al centro «La Macina» di Fornace Zarattini alle 19 di venerdì 15 aprile, nell'ambito della rassegna «Macinare cultura». Durante la serata - dove come di consueto si potrà consumare un aperitivo o una vera e propria cena - si parlerà degli ultimi lavori dell'autore originario di San Pancrazio, che solo negli ultimi due mesi è tornato in libreria con tre pubblicazioni. Dopo la riedizione di «Bambine», il suo primo romanzo ambientato a Marina di Ravenna - pubblicato da Fernandel -, Baldini ha ripubblicato «I riti del nascere in Romagna. Gravidanza, parto e battesimo in una cultura popolare», (Società editrice Il Ponte Vecchio) e ha visto la pubblicazione, per Einaudi, di «Trilogia del Novecento», libro che contiene «Nostra signora delle patate», «Terra di nessuno» e «Mal'Aria».
Partiamo dall'ultimo libro in ordine di uscita, «Trilogia del Novecento». Cosa racchiude?
«Si tratta di tre romanzi che si svolgono in un arco di tempo circoscritto, ovvero tra il 1906 e il 1925, 20 anni che attraversano la prima guerra mondiale e la nascita del fascismo. Sono tre storie diverse che come filo conduttore hanno questa datazione. La pubblicazione era stata pensata da Einaudi per uscire in un periodo compreso tra il 2015 e 2018, nel centenario della prima guerra mondiale».
I riti del nascere in Romagna, invece, è frutto di una lunga ricerca sulla Romagna dell'800. Cosa ne esce?
«Non solo dell'800, ma più in generale del passato. Racchiude l'insieme dei pensieri e dei riti sui momenti delicati e importanti dell'esistenza, ovvero la gravidanza, la nascita, il battesimo e la prima infanzia. Qui si incontravano ritualità e attenzioni motivate dal fatto che si pensava che nulla muore definitivamente, ma tutto torna. E' il mito dell'eterno ritorno, secondo cui nulla scompare per sempre».
Quali sono le curiosità che l'hanno maggiormente colpita?
«L'aspetto più interessante riguarda il ruolo del femminile. Noi pensiamo che nella cultura folklorica il femminile fosse discriminato e lo desumiamo dalla marginalità a cui la donna veniva sottoposta. In realtà era solo la conseguenza di una netta divisione di ruoli: la donna era caricata di grande onore e onere. Non era un modo per sminuirla, ma era il riconoscimento di un suo ruolo unico, quello di guardiana della soglia della vita».
Ci sono delle credenze dure a morire?
«Per forza di inerzia qualcosa continua, ma si tratta di cose che ci ripetiamo sorridendo. In passato, invece, tali credenze venivano inserite in un contesto di causa-effetto che conferiva loro una statura di cultura rituale».
Cosa, invece, è scomparso?
«E' scomparso, ed è stata una perdita molto grande, la concezione delle dinamiche della vita intese come eterno ritorno. È scomparso per l'uomo il sentirsi inserito dentro questo moto circolare. E' sparita l'idea di vuoto come assenza temporale».
Bambine è stata la sua prima opera, cosa le rimane di quel libro?
«Con il primo romanzo ci si misura con una dimensione narrativa più ampia e articolata ed è sempre più difficile rispetto a quando si scrive un semplice racconto. Inoltre il testo è frutto di una vicenda personale che racchiude un fondo importante di verità. Racconto una parte di me, dei miei dubbi e dei momenti difficili che ho attraversato. E' un passaggio che ha cambiato per sempre la mia vita».