Odg in consiglio, il Pd a sorpresa vota per la chiusura della piattaforma Eni "Angelina"
Il Pd a sorpresa vota un odg di Sel che invita Eni a chiudere la piattaforma "Angela Angelina" al largo di Lido di Dante. Mancano ancora diversi giorni al referendum sulle trivelle, ma una piattaforma rischia già la chiusura. E' la "Angela Angelina", struttura che l'Eni utilizza per estrarre gas e che sorge ad appena due chilometri dalle spiagge del Lido di Dante. Venerdì il consiglio comunale di Ravenna ha votato un ordine del giorno in cui chiede all'azienda energetica di chiudere anticipatamente. L'ordine del giorno è stato presentato da Ilaria Morigi, consigliere in quota Sel, ed è stato sostenuto da tutta la maggioranza (che comprende anche il Pd). Il perché è presto detto: “Diversi studi dimostrano che l'Angela Angelina è una delle concause della subsidenza” spiega Morigi riferendosi al fenomeno che ogni anno si mangia qualche centimetro della costa emiliano-romagnola. Per questo motivo il Comune di Ravenna, che sull'Eni non ha alcun potere impositivo, dovrà attivarsi per favorire un accordo che porti alla chiusura anticipata dell'impianto.
"Niente strumentalizzazioni". Morigi fiuta la polemica e mette qualche paletto. “Non è una questione di referendum, non vorrei che la votazione venisse strumentalizzata. Capisco che possa apparire come un ordine del giorno ad hoc ma non è così, stavamo lavorando da tempo sulla questione”. Si tratterebbe, insomma, di un atto contingente, legato alla sola "Angela Angelina" o tuttalpiù alle altre “piattaforme eccessivamente sotto costa”. Nessun riferimento, comunque, alle 12 miglia che rappresentano il nodo del 17 aprile. Non è dello stesso parere Legambiente, che per prima ha diffuso la notizia gridando alla vittoria.
Legambiente esulta. “Esultiamo per due motivi”, si legge nel comunicato dell'associazione ambientalista. In primis perché l'atto di indirizzo di Ravenna “è la conferma che l'estrazione sotto costa in alto adriatico è la principale causa antropica della subsidenza”. Inoltre, continuano dall'associazione ambientalista, “si conferma l'importanza della vittoria del s' al referendum del 17 aprile”, che chiama i cittadini a decidere se le trivelle possono continuare le loro attività estrattive fino all'esaurimento dei giacimenti o meno.