Ergastolo senza isolamento diurno per l'ex infermiera Daniela Poggiali. Dopo ben sette ore di camera di consiglio, ecco la sentenza di primo grado dei giudici popolari. Fra novanta giorni saranno rese pubbliche le motivazioni della sentenza. Sono state escluse le aggravanti dei motivi abbietti , ma è stata riconosciuta quella della premeditazione e dell'uso del mezzo venefico e sono stati riuniti i reati sotto il vincolo della continuazione, ritenuto più grave il reato di omicidio volontario pluriaggravato l'imputata è stata condannata all'ergastolo. E' stata prevista una provvisionale di 150 mila euro per ciascuno dei figli della vittima inoltre la Poggiali dovrà pagare le spese processuali per entrambi i figli della vittima (20 mila euro ciascuno) e 15 mila euro sia per l'Ausl che per il collegio degli infermieri. Prevedibile il ricorso in appello da parte della difesa dell'ex infermiera.
La donna era accusata di aver ucciso con un'iniezione di cloruro di potassio la paziente 78enne Rosa Calderoni.
Durante la lettura della sentenza l'infermiera non s'è scomposta mentre il fidanzato è uscito in lacrime dall'aula così come alcuni amici dell'imputata.
Iniezione letale alla paziente, Daniela Poggiali condannata all'ergastolo
„Il procuratore Alessandro Mancini e il pm titolare dell’inchiesta Angela Scorza, hanno parlato di un “ottimo lavoro investigativo dei carabinieri ed un buon lavoro di squadra della Procura”. "Un lavoro complesso, sfociato in una sentenza che ha riconosciuto evidentemente la bontà del lavoro fatto" ha commentato il Pm. L'ergastolo, secondo il procuratore, "era dovuto, siamo sempre stati certi che l'micidio fosse stato commesso dall'imputata. Senza trionfalismi, in una situazione drammatica come questa, posso dire che giustizia è stata fatta, la nostra coscienza è a posto, abbiamo fatto di tutto e il risultato è arrivato". “
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Nella requisitoria del 26 febbraio scorso il Pm, Angela Scorza aveva chiesto l'ergastolo con isolamento diurno per un anno e mezzo per l'imputata perché «ha ucciso con premeditazione, per futili motivi ed usando un mezzo venefico». La difesa, invece, nella sua arringa del 4 marzo ha sottolineato come mancassero prove certe della sua colpevolezza.
Quella di primo grado era una sentenza non scontata nonostante, come sottolineato dal legale della Poggiali, Stefano Dalla Valle l'imputata fosse già stata condannata dalla stampa da tempo per le due foto choc che avevano fatto il giro del mondo.