IL CASTORO | «Le bisbiglianti» di Anna Sofia Scheele

Romagna | 21 Dicembre 2023 Blog Settesere
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Simona Farneti
Avete mai provato a sfogliare un libro di storia e contare i nomi femminili che vi appaiono? Potreste tranquillamente tentare l’impresa perché non ne vedrete molti e le donne di cui troverete traccia saranno presentate attraverso le parole di un uomo. È questo il punto di partenza per Anna Sofia Scheele, che nel suo primo libro, intitolato Le bisbiglianti e pubblicato nel giugno scorso, diventa la voce delle donne che non hanno potuto fare altro che bisbigliare.
L’aspirante scrittrice è una ex studentessa del liceo Torricelli-Ballardini, nonché ex redattrice del Castoro, che definisce come un’esperienza che l’ha aiutata: «Mi ha insegnato – afferma - ad ascoltare le storie del mondo che mi circonda e a inseguire le mie curiosità, cercando informazioni anche in modo indipendente».
Il suo primo libro si presenta, infatti, come una raccolta di storie di donne che, attraverso di lei, fanno sentire la propria voce. Scheele riferisce, a questo proposito, di non essere partita con l’intenzione di scrivere un libro: «Ogni racconto è nato autonomamente, alcune volte in occasione di concorsi letterari, altre per semplice ispirazione. Mi sono poi resa conto che molto di ciò che scrivevo era di stampo femminista e spesso legato alle biografie di grandi donne del passato - continua Scheele -, ma l’idea di raccogliere tutto in un volume è arrivata quando ormai avevo già concluso la stesura di ognuno dei dieci racconti da molto tempo. Non pensavo di ricevere un’offerta di pubblicazione, è successo in maniera abbastanza casuale».
La serie di racconti si apre con Penelope e dietro questa scelta non vi è solamente una necessità cronologica. È il primo racconto che Anna Sofia ha scritto ed è ciò che le ha fornito un filo rosso: «Penelope è l’incarnazione dell’idea patriarcale della ‘donna perfetta’, ovvero moglie, madre, ciecamente fedele al marito e paziente e, nonostante provenga dall’antichità, ricorda purtroppo la condizione di molte donne del presente. Ponendo questo racconto per primo, volevo forse ricordare a chi legge da dove siamo partiti, quanto lentamente abbiamo fatto passi avanti e quanta strada c’è ancora da fare per raggiungere la parità di genere».
Il titolo di questo primo racconto è Adelpha, perché ruota intorno al dialogo che Penelope intrattiene con un suo alter-ego, quadro che Anna Sofia crea per rappresentare «la sorellanza fra donne in momenti di bisogno, ma allo stesso tempo la loro autosufficienza, in quanto ciò che Penelope vede non è altro che la sua stessa immagine». Le donne di cui Anna Sofia racconta sono accumunate dal fatto che hanno, inizialmente, la sensazione di sognare. Secondo Anna Sofia, infatti, «il mondo surreale dei sogni è uno dei pochi luoghi in cui molte delle donne di cui racconto possono dare libero sfogo a preoccupazioni, paure, rabbia e desideri, che non possono esternare nella realtà in cui vivono: molta della loro esistenza si svolge nella sfera interiore piuttosto che in quella esteriore».
Sebbene il libro si intitoli Le bisbiglianti, quasi tutte le donne a cui Anna Sofia dà voce sentono il bisogno di gridare, generando un contrasto che l’autrice dichiara essere voluto: «Nonostante queste donne abbiano avuto molte cose da dire, non hanno mai avuto la possibilità di esprimersi e, quando oggi indaghiamo sul loro passato, scopriamo che rimane pochissimo delle loro voci, solo bisbigli appunto, che sono difficili da rintracciare».
Come è riuscita, quindi, a sentire i bisbigli di quelle donne? «Ho la fortuna di avere dei genitori che fin da piccola mi hanno letto storie e regalato libri su grandi donne del passato e ho sviluppato qualcosa come un radar. Fin dalle elementari - racconta Scheele -, non appena scovavo un nome femminile durante le lezioni di storia, volevo conoscere la sua biografia. Successivamente – continua - questo interesse è aumentato per un senso di frustrazione: i libri di testo mi trasmettevano l’idea che le donne non fossero esistite. Credo che in cinque anni di liceo abbia incontrato meno di una decina di intellettuali donne della storia, per il semplice fatto che non sono nel canone. Per questo ho cominciato a cercare in modo indipendente».
I racconti prendono in considerazione diverse sfere, ma una delle storie più significative è certamente Requiem. In questo racconto è una donna dell’orchestra di Auschwitz a parlare attraverso l’autrice, che è riuscita a immedesimarsi al meglio nel personaggio. Ma come ci è riuscita? «Requiem è nato nel contesto di un progetto organizzato dal liceo sulla musica nei campi di concentramento, che mi ha permesso di confrontarmi con le storie di molti musicisti ad Auschwitz e in altri lager. Non avrò mai modo di comprendere davvero come sia stata la loro esperienza - sottolinea Anna Sofia Scheele -, ma tramite la musica, dato che io stessa ho suonato il violino per dieci anni, ho la possibilità di relazionarmi con loro».
Nel penultimo capitolo, Odissea 2000, conosciamo la storia di una ragazza emigrata in Italia dalla Tunisia, che siede sulla spiaggia e attende notizie dal mare da quando ha visto i suoi compagni di viaggio scomparire, inghiottiti dalle onde come se non fossero mai esistiti. La serie di racconti si conclude con il doloroso pianto di Gea, che chiede di essere salvata, chiede che per lei sia scritto un finale diverso. Passato, presente e futuro si intrecciano quindi nei sussurri delle bisbiglianti e Anna Sofia Scheele, con una voce saldamente sua, è la voce di tante.
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