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Ventuno chilometri. E’ la distanza che c’è tra Castiglione di Cervia e il centro sportivo «Alberto Rognoni» a Villa Silvia di Lizzano, il quartier generale del Cesena a due passi dalla città. Questo è il percorso che Antonio David percorre abitualmente da più di 10 anni e cioè da quando è entrato nel settore giovanile bianconero. Praticamente metà della sua vita ad inseguire un sogno, coronato sabato scorso al Manuzzi, con il ritorno in Serie B del suo Cesena: «Io sono a nato a Ravenna l’8 gennaio 2004. I miei genitori - racconta Antonio - sono romeni e sono arrivati in Italia nel 2001 e tre anni dopo sono arrivato io. Ho cominciato a giocare a calcio all’età di 5 anni al Del Duca Grama, mi sdoppiavo tra il campo di Castiglione di Cervia e quello di Pisignano. Facevo l’attaccante e segnavo un sacco di gol. Ricordo i derby con il San Zaccaria e il San Pietro in Vincoli e naturalmente i tornei primaverili, quelli dove spesso c’erano gli osservatori delle squadre più forti». E proprio durante uno di questi tornei arriva la svolta: «Una sera d’estate, quando avevo 10 anni, a una festa della società mi chiama il presidente Daniele Iuzzolino. Mi dice che è da tanto tempo che il Cesena mi osserva e che mi vorrebbe prendere. Io inizialmente dissi di no. Avevo paura di essere da solo, di perdere gli amici e di dover cambiare le mie abitudini. Poi ho capito che era una bella occasione e scelsi di andare con altri due ragazzi. Ho fatto una settimana di prova, naturalmente in tutti i ruoli possibili tranne che attaccante. E alla fine decisero di prendermi. Da lì è cominciata la mia avventura». Un’avventura trascorsa tra tutte le squadre del vivaio e la prima squadra, con cui David ha debuttato tra i professionisti nella scorsa stagione, prima di ritagliarsi spazio quest’anno sull’amata fascia sinistra: «Il mio primo allenatore fu Abbondanza, poi sono arrivato fino alla Primavera 2. Con Ceccarelli non giocavo mai perché andavo sempre in prima squadra, ma quando due anni fa arrivò la partita più importante della stagione con la Lazio, il mister mi schierò titolare. Giocai una grande partita, feci un assist per Cristian Shpendi e da quel giorno ho cominciato a capire il mio valore. Poi, l’anno dopo, è arrivato il debutto in prima squadra e ora questa vittoria». Cosa ha lasciato questa straordinaria stagione a David? «Oltre alla vittoria, dico soprattutto gli insegnamenti dei miei compagni. Me li dovrò portare dietro per tutta la mia carriera. Nessuno, in nessuna squadra, mi aiuterà come mi hanno aiutato loro. Sono cresciuto con loro e grazie a loro e non posso che ringraziarli. L’anno prossimo? Ci devo ancora pensare. La B sarebbe un sogno, poi vedremo. Ora spero di avere più spazio nelle ultime giornate di campionato e magari anche in Supercoppa». (l.a.m.)
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