Ravenna, un anno di sbarchi di migranti, parla il prefetto De Rosa: «90 centri, 12 enti gestori»

Emilia Romagna | 28 Dicembre 2023 Cronaca
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Elena Nencini
Il prefetto di Ravenna Castrese De Rosa traccia un bilancio dell’anno relativo ai 6 sbarchi di migranti che per la prima volta sono arrivati nella città bizantina su disposizione del Viminale. Un’organizzazione che ha coinvolto tanti enti e associazioni del territorio dimostrandosi oliata ed efficiente. «Il territorio di Ravenna – spiega De Rosa - sa farsi valere sul profilo dell’accoglienza: non eravamo abituati a questo tipo di situazioni, ma è andato tutto liscio. 
Vantiamo una rete di solidarietà diffusa che funziona da anni. Avere quasi 90 centri di accoglienza diffusi sul territorio fa capire quanto è capillare l’accoglienza. Non abbiamo grandi hub o centri, disponiamo di strutture diffuse, che è quello che il Ministero ci ha detto di attivare. Sulla rete di cooperative che risponde ai nostri appelli stiamo cercando nuove soluzioni alloggiative. Grazie alla collaborazione dei Sindaci e alla rete dei gestori sul territorio il modello Ravenna funziona bene».
De Rosa spiega poi che, oltre agli sbarchi dalle navi ong, sono arrivati un totale: «oltre 1300 immigrati, a cui si aggiungono 250 ucraini che sono ancora presenti sul nostro territorio, Ravenna fa la sua parte fino in fondo. C’è una rete strutturata in regione, ma siamo gli unici ad avere i Cas (centri di accoglienza straordinaria) per i minori. In epoca post alluvione siamo stati dispensati dall’accoglienza, ma abbiamo colmato il gap successivamente per i minori non accompagnati e abbiamo riassorbito la quota sospesa. 
Significa una grande capacità di risposta, abbiamo 12 enti gestori a cui vengono affidati i Cas, per un totale di 90 strutture. A marzo 2024 rifaremo due bandi per gli enti gestori che vanno in scadenza». 
In fine il prefetto conclude sul futuro: «Ormai i flussi migratori sono diventati storici, non si fermano. Il governo ha fatto delle scelte e sta cercando di contrastare l’immigrazione clandestina e favorire quella legale. Noi siamo pronti per attenersi alle richieste governative. Ravenna non torna indietro».

Operazione Porto Sicuro
31 DICEMBRE
Il 31 dicembre 2022  la prima nave con migranti a bordo è giunta a Ravenna, allo scalo di Porto Corsini. La nave della ong Sos Mediterranée Ocean Viking aveva 113 migranti, 23 donne, 34 minori non accompagnati, 3 neonati di cui uno di 16 giorni. 
18 FEBBRAIO 
Torna la nave Ocean Viking con 84 migranti a bordo, di cui 58 minori non accompagnati e 26 uomini, tra i 26 e i 50 anni. 
25 APRILE
69 persone a bordo della nave ong Humanity, 20 minori non accompagnati, 1 donna e 48 uomini. 
25 SETTEMBRE
Sbarca a Porto Corsini la nave Life Support di Emergency con 28 naufraghi recuperati giovedì 21, 11 adulti, 9 donne e 8 minori, la nazionalità è siriana e cinque di nazionalità libica.
30 OTTOBRE
Torna per la terza volta la Ocean Viking con 47 migranti di cui 11 minori non accompagnati, alla banchina della Fabbrica Vecchia di Marina di Ravenna. La maggioranza arriva dalla Siria. 
18 NOVEMBRE 
Ultima nave, al momento, per il 2023, la Geo Barents di Medici senza frontiere (Msf) con 57 migranti a bordo di cui 11 minori non accompagnati e 46 uomini, arrivata a Porto Corsini. Le nazionalità sono Bangladesh, Sudan del Nord, Egitto, Etiopia, Eritrea e Pakistan. 

Progetti Sai e Cas
Dopo essere sbarcati i migranti ricevono le prime cure mediche, vengono sottoposti a screening sanitario, identificati e fotosegnalati e possono richiedere la protezione internazionale. Se richiedono l’asilo politico possono passare ai progetti Sai (Sistema di accoglienza integrata) o ai Cas (Centri di accoglienza straordinaria). I progetti Sai hanno come obiettivo l’accoglienza, la tutela, e l’integrazione dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria o speciale, tra cui i minori stranieri non accompagnati (Msna), i Cas invece dovrebbero essere dei centri affidati a soggetti privati e attivati temporaneamente, dove i richiedenti asilo hanno servizi ridotti rispetto al Sai. 
PROGETTI SAI
Elena Zini, dirigente Servizio Sociale Associato del Comune di Ravenna, spiega l’attuale situazione: «A Ravenna risultano accolti nel progetto Sai Msna 67 ragazzi, di cui 2 nella struttura dedicata a neomaggiorenni, mentre i restanti in 8 strutture dislocate sul territorio comunale (comunità residenziali educative, comunità e gruppi appartamento ad alta autonomia). Attualmente le nazionalità prevalenti sono il gruppo nord-africano (Egitto, Marocco, Tunisia), seguono Albania e Pakistan. L’età media è di circa 17 anni. A seguito degli ingenti flussi e dell’esaurimento dei posti nel Sai, il Comune ha richiesto il collocamento in CAS Msna - di competenza delle Prefettura. Nel programma SAI il progetto educativo di ogni minore è personalizzato e viene definito dalle equipe multidisciplinari, in rete con i servizi territoriali. Vengono assicurati i seguenti servizi minimi: dall’accoglienza materiale, alla  mediazione linguistico-culturale, l’insegnamento della lingua italiana e inserimento scolastico fino alla formazione e qualificazione professionale». I ragazzi possono così seguire dei percorsi professionali presso la Scuola Angelo Pescarini Arti e Mestieri, Engim, IAL, Cefal, o corsi professionali intensivi. Zini sottolinea come: «I minori sono titolari di permesso di soggiorno per minore età o affidamento, convertibile al compimento dei 18 anni in permesso per studio, lavoro o attesa occupazione. Attualmente, 4 minori presenti in progetto sono richiedenti protezione internazionale, 1 è già titolare della protezione internazionale. A Ravenna sono attivi 3 tutori volontari».
i CAS
Tra gli enti gestori della nostra provincia c’è anche la cooperativa Il Solco, di cui Chiara Zuccarino è la coordinatrice dei progetti di accoglienza che spiega: «I Cas dovrebbero essere temporanei con una permanenza massima di un mese, ma viviamo in emergenza e vengono concesse proroghe continue. Presso il nostro Cas in via Torre abbiamo 15 posti: gestiamo un centro che dovrebbe essere ‘straordinario’ ma che gestiamo come ordinario. Visto che i ragazzi si sono fermati da noi invece di andare in altri centri Sai abbiamo iscritto tutti i ragazzi a scuola. Sono estremamente bravi, parlano correttamente italiano, il problema è come aiutarli dopo i 18 anni quando escono dai nostri progetti.  Ci occupiamo del supporto sia lavorativo che abitativo, è molto diffcile per un minore non accompagnato quando raggiunge la maggiore età trovare casa, anche se per il lavoro invece è molto facile, c’è molta richiesta». Conclude Zaccarino: «Per il futuro bisogna capire come allargare il progetti di accoglienza per i minori, allargare i posti Sai visto che i progetti di accoglienza ordinari,vengono gestiti meglio. Purtroppo le ultime normative del Governo sembrano rendere le cose più difficili».

Il racconto di una volontaria
Ad aspettarli in banchina, in due sbarchi, c’era anche Silvia Manzani, referente territoriale per Ravenna dell’associazione Refugees welcome Italia: «Io e Benedetta Missiroli, la mia collega, siamo andate come volontarie allo sbarco della Ocean Viking del 31 dicembre 2022. Il nostro ruolo, all’interno delle attività organizzate dal Comune, era quello di occuparci dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. In realtà, ci siamo ritrovate a fare un po’ di tutto: distribuire coperte e viveri, tradurre dall’inglese e dal francese, dare sostegno a chi era appena arrivato, aiutare le mamme con i loro bimbi, rassicurandole e intrattenendole. Ma anche, certo, dare una mano alle assistenti sociali a gestire i primi colloqui con i minori, prima dell’inserimento delle strutture di accoglienza. Si trattava del primo sbarco di una nave umanitaria a Ravenna, dunque l’organizzazione è stata rapida ed emergenziale: noi abbiamo sentito la “chiamata”, volevamo esserci e ci siamo proposte senza pensarci un secondo. Nello sbarco del 25 aprile della Humanity 1, invece, siamo state chiamate prettamente per le attività di mediazione linguistica». Così la volontaria racconta l’accoglienza: «Ci siamo trovate di fronte a qualcosa che tutti dovrebbero vedere: persone, nella maggior parte dei casi, molto giovani, reduci da diversi giorni e notti in mare, spesso spaventate, infreddolite, con lo sguardo perso e in cerca di calore. Persone piene di dignità, raccontate troppo di frequente utilizzando numeri e statistiche». Infine per Manzani il ricordo più forte è: «Una mamma sbarcata il 31 dicembre, letteralmente sfiancata: aveva una bimba molto piccola, aveva bisogno di dormire, mi chiedeva a gran voce di prenderle la neonata e lasciarla riposare. Ma quella bimba, in braccio a me, non ci voleva stare. Siamo riusciti, con tanta pazienza, a farla addormentare su una brandina, di fianco alla mamma». 
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