I curatori del Nightmare Fest illustrano il loro progetto di distribuzione on-line

Romagna | 28 Maggio 2019 Cultura
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Federico Savini
«Il ruolo dei festival cinematografici è oggi, più che mai, quello di fare selezione dell’offerta e di essere autentici “motori di circolazione” del cinema». Maria Martinelli riassume con chiarezza il senso ultimo e la «mission» che il Nightmare Film Festival di Ravenna ha intrapreso lanciando l’innovativo progetto «The Dark Side of Movies», etichetta di distribuzione on-line sviluppata insieme a Cinemaf che darà appunto visibilità e distribuzione nazionale a una rosa di selezionatissimi film premiati dal festival ravennate.
La piattaforma è appena stata lanciata, con il film Fashionista di Simon Rumley; i film sono fruibili in formato Vod, sottotitolati in italiano e acquistabili a 4.99 euro. Il fatto di proporre a una platea nazionale film ancora sconosciuti alla distribuzione italiana, corona un sogno del Ravenna Nightmare Film Fest, quello di farsi distributore promuovendo il cinema a 360 gradi. «L’idea della distribuzione e di andare oltre i confini del festival ci solletica fin da quando lavoravamo solo sui corti - spiega il direttore artistico Franco Calandrini -. Oggi lo scenario è completamente diverso ma siamo riusciti a partire con questa nuova avventura».
Nuova e innovativa, specie per l’Italia che sul versante della circolazione on-line dei «film da festival» non ha ancora grande dimestichezza. «In Inghilterra è normale che certi film escano in sala e contemporaneamente in rete - spiega Maria Martinelli, ingranaggio fondamentale della parte operativa del festival che più di tutti ha curato il nuovo progetto -, ma tra le nuove generazioni italiane si sta aprendo un mercato per questi prodotti. “The Dark Side of Movies” è frutto di un anno di confronti e lavoro con i professionisti di Cinemaf. Sono il partner giusto per far circolare i film che selezioniamo con un lavoro accurato e prezioso, che non merita di “perdersi”. Questa nuova avventura è complessa, prevede accordi con produttori e distributori per le licenze nazionali, ma è quello che oggi un festival deve fare».
Tutto nasce proprio dal lavoro preliminare sulla selezione dei film. «Ne visioniamo centinaia e in concorso ne finiscono una decina - prosegue Maria Martinelli -. E’ una cernita preziosa, che poi viene ulteriormente scremata per la distribuzione italiana in rete. Puntiamo a mettere in circolazione sulla piattaforma 6-8 film all’anno, dal festival dell’anno precedente, quindi partiamo dai titoli del 2018. Sono film inediti in Italia, sottotitolati e che hanno altrove un loro percorso distributivo. Ci piacerebbe portarli anche nelle sale, tecnicamente la piattaforma ce lo consentirebbe anche se teniamo molto all’audio originale, e questo è sempre un tasto dolente nelle sale, ma chissà… In programma c’è poi anche il lavoro inverso - aggiunge Maria -, cioè la promozione all’estero di buoni film indipendenti italiani e possibilmente della nostra regione. Esiste una rete internazionale di distributori per questi film, con la Gran Bretagna molto forte ma noi abbiamo in mente anche altre cinematografie, come Francia, Portogallo e Russia».
Per l’intero progetto è però basilare la «selezione», che conferma i cardini e i canoni del Nightmare Film Fest.
«Vediamo “The Dark Side of Movies” come un’integrazione del festival - commenta Franco Calandrini -, è un valore aggiunto per i registi e puntiamo a veicolare film molto belli che non arriverebbero a distribuzioni mainstream. Il target è il prodotto indipendente di alta qualità, che non abbia un genere di riferimento troppo netto, vedi proprio il lavoro di un regista che amiamo come Simon Rumley, ancora lontano dal grande pubblico. Quel “Dark Side” che cerchiamo come filo conduttore è in tantissime cose. Anche film di successo come La Favorita e Animali Notturni rientrerebbero nei nostri canoni; non parliamo poi delle serie tv e dai temi, spesso scabrosi, che affrontano, penso anche a serie di successo come True Detective. Cerchiamo sempre quel cinema “di genere” che trascende i cliché, quello che scuote lo spettatore nel suo intimo e incide sulla sua percezione della realtà».
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