Faenza, cantieri a Palazzo Podestà, dibattito sul cosa farne in futuro

Romagna | 01 Dicembre 2017 Cronaca
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Riccardo Isola - Dopo i ristoratori e il mondo del commercio prosegue il nostro viaggio alla ricerca di idee e punti di vista tra gli stakeholder del territorio su cosa dovrà diventare e su cosa è possibile realizzare all’interno del palazzo del Podestà in fase di ristrutturazione. In questa settimana è iniziato anche il confronto istituzionale da parte dell’amministrazione comunale che nella giornata di mercoledì ha incontrato la cabina di regia della città per iniziare a ragionare su questi temi. Intanto da quello che emerge dai professionisti ascoltati emerge la necessità di dare a quella location un’anima contemporanea e capace non solo di veicolare contenuti ma anche di potersi reggere economicamente con le proprie gambe (l’esempio è quello di palazzo Re Enzo a Bologna, ndr).
Giorgio Melandri, curatore di Enologica: «serve una nuova e condivisa progettualità»
Chi sembra abbia idee ben precise e per certi versi anche nuove su cosa può diventare il palazzo del Podestà al termine del suo percorso di recupero è il curatore di Enologica, Giorgio Melandri. Per il giornalista faentino infatti «Il palazzo del Podestà è uno spazio prezioso, nel cuore della città, al centro del racconto storico dell'identità faentina. È un'occasione per alzare il livello della proposta cittadina degli eventi, un'ultima chiamata per uscire dalla dimensione di sagra che oramai sembra essere diventata la nostra cifra stilistica. Purtroppo. Spero - aggiunge -  che l'amministrazione trovi il coraggio e la coerenza per linee guida nuove che possano avviare una selezione vera e criteri di finanziamento che escano da logiche strettamente politiche». Per Melandri quindi «questo luogo simbolo della città spero possa essere l'occasione di un salto di qualità progettuale. Faenza è sempre stata una città viva capace di innovazione e c'è in questa città un'anima intellettuale che è oggi in silenzio, ma spera in una rinascita e in una risposta nuova». Ed ancora «la qualità ha un costo, spero che questa possa essere l'occasione per riconoscerne il valore». Per questo Melandri rincalza il dibattito evidenziando come «una certa idea di fai da te progettuale ha fatto il suo tempo e su questo spazio possiamo misurare l'amministrazione sul tema». La questione che sembra emergere con più intensità è la questione soldi. Non per Melandri che suggerisce come «sul tema delle risorse si potrebbe anche ipotizzare una gestione che venda commercialmente lo spazio con giornate di team building, convegni, convention aziendali, presentazioni, cene di rappresentanza, per usare poi il ricavato - conclude - per le iniziative di un calendario per Faenza da progettare coinvolgendo la città e non solo la solita».
Andrea Marchetti, curatore di Back to the wine «il contenitore non basta»
«Una location prestigiosa ed elegante come quella del palazzo del Podestà - rimarca Andrea Marchetti, ideatore e curatore dell'iniziativa legata al vino, Back to the wine - non può che essere appetibile ed efficace. Essere nel centro storico di una città come Faenza, in un palazzo prestigioso con spazi adeguati credo siano caratteristiche ideali per contenuti offerti di qualità e in linea con le esigenze di questo periodo storico. Ma non basta. Il contenitore - prosegue - è sicuramente importante e fondamentale ma quello che serve è anche e soprattutto dei contenuti che sappiano veicolare e promuovere caratteristiche peculiari e uniche di un territorio. Identità differenti che per la realtà romagnola e nello specifico faentina posso trovare anche nel vino e nella gastronomia spazi di crescita e di sviluppo concreti. L'idea e l'azione di recupero sul palazzo del Podestà - conclude Marchetti -  rappresenta sicuramente una direzione giusta per la quale vale la pena investire, sia in ambito strutturale sia, in seguito, nell'ambito comunicativo».
Erik Lanzoni, direttore di If: «Una straordinaria opportunità per il territorio»
«E’ appena partito il percorso di confronto con l’amministrazione sui temi della gestione e dela identità da dare al palazzo del Podestà ma come ente di promo commercializzazione turistica del territorio non possiamo che evidenziare come questa rappresenti una straordinaria opportunità. E0’ un palazzo importante, storico, posizionato nel cuore della città. Una vetrina, polifunzionale e poli contenutistica, che potrà essere volano pi promozione di contenuti autentici di questo comprensorio. Le possibilità – sottolinea Lanzoni – ci sono. Come If aspettiamo ci capire come e in che modo il comune intenda muoversi. Esempi importanti noi li gestiamo – spiega il direttore – come il Cardello e il museo dell’autodromo a Imola. I risultati, quando ci sono anche dei buoni contenuti, arrivano. Il Podestà potrebbe sicuramente diventare un ottimo ambito polifunzionale di promozione e riconoscibilità per il territorio».
 
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