Daini, gli ambientalisti di Ravenna: "Abbattimento male minore"
«Noi la soluzione non l’abbiamo, diciamo solo che l’abbattimento dev’essere l’ultima spiaggia. E che ci piacerebbe essere convocati intorno a un tavolo per dire la nostra al pari di tutti i soggetti coinvolti. Le sensibilità, intorno alla questione dei daini nella pineta di Classe, sono diverse: sarebbe giusto metterle a confronto». Non è una linea dura quella di Claudio Mattarozzi, presidente di Legambiente Ravenna, che precisa di ritenere competenti sia i carabinieri forestali che la polizia provinciale e di non avere nulla da insegnare all’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: «A noi i muri non piacciono e siamo comunque consapevoli dei problemi che i daini possono creare. Però vorremmo che ci fosse chiarezza, che non si giocasse con i numeri e con il censimento degli animali perché in questo modo si creano fronti a favore e fronti contro, si parte per la tangente e si aizzano gli animi. Vorremmo, piuttosto, che qualcuno ci aiutasse a capire meglio le possibili soluzioni. La fauna è un bene dello Stato, che la deve gestire con regole chiare, mediando comunque soluzioni diverse».
Ha una posizione simile il presidente del Wwf di Ravenna Davide Emiliani, che sposa la visione tecnica: «Noi non sponsorizziamo certo l’abbattimento, fa piangere il cuore uccidere animali. Ma purtroppo siamo in presenza di ambienti naturali ingabbiati da habitat antropizzati, che vanno gestiti. A Classe la situazione è stata trascurata fin dall’inizio: già nel 2001 denunciammo il fatto che, dopo che un fortunale aveva fatto cadere un pino su un recinto, facendo uscire gli animali, la cosa stava sfuggendo di mano. Ma non fummo ascoltati». Per Emiliani, dopo anni di negligenza ora il male minore è l’abbattimento: «Per gli animalisti non bisogna toccare i daini ma questa posizione è fuori luogo. Qui siamo vicino a un centro abitato e a una strada statale e l’impressione è che dopo aver abbattuto un centinaio di animali, bisognerà rifarlo l’anno dopo e poi ancora. L’esperienza del bosco di Mesola insegna: furono introdotti i daini perché erano belli e si è arrivati al punto di doverli controllare come a Classe. Speriamo che ci sia abbastanza personale, tra i carabinieri forestali e le guardie provinciali, per gestire la cosa senza ricorrere ai selettori. Certo è che serviranno molte forze: non si tratterà solo di pensare all’abbattimento ma anche, per esempio, di impedire l’accesso delle persone alla pineta».