Bissa il successo, nello stesso anno, il giovane sommelier di origini forlivesi, il trentaduenne Marco Casadei. Dopo averla spuntata sui concorrenti del Master del Sangiovese, tenutosi a febbraio, il degustatore romagnolo ha sbaragliato la concorrenza, composta da tredici pretendenti provenienti da tutta Italia, anche nel primo master dedicato all'altro vitigno, questo a bacca bianca, simbolo della Romagna enologica: l'Albana.
A Bertinoro, infatti, domenica 26 novembre Casadei ha superato le diverse prove arrivando in finale assieme ai colleghi toscani Simone Vergamini e Simone Loguercio. A seguito di una serie di prove pratiche e di degustazione lo stesso sommelier romagnolo si è imposto conquistando il titolo di primo Master dell'Albana.
Casadei, una vittoria importante che arriva dopo l'altro successo ottenuto quest'anno sul Sangiovese. Soddisfatto?
«Molto. Non è stato facile. I concorrenti presenti erano tutti molto preparati e agguerriti. L'Albana è un vitigno coltivato solo in Romagna, e con lui il vino ottenuto, è ancora non molto diffuso eppure i partecipanti al concorso hanno dimostrato di conoscerlo in modo molto approfondito».
Come ci si prepara, quindi, per affrontare una sfida come quella del Master?
«Serve sicuramente tanto studio, una passione profonda, dedizione e voglia di conoscenza sulle diverse sfaccettature che questo vino abbraccia ma soprattutto tanta voglia di mettersi in gioco».
Il Romagna Albana è uno dei vini rappresentativi della Romagna, che spazi di crescita può avere?
«Molti direi. Siamo ancora in una posizione svantaggiata rispetto ad altri vini italiani ma l'interesse, e quindi la conoscenza, sta crescendo. Aumenta la produzione e soprattutto la qualità dei prodotti ogni anno e questo non può che essere un bene per il futuro».
Quali sono i punti deboli rispetto agli altri concorrenti enologici nazionali?
«Sicuramente il suo essere eclettica. Tante sono le identità e le versioni, anche moderne, che si possono incontrare. Questo però può creare confusione sul mercato. Quello che per me è il suo punto di forza si rivela al contempo anche il suo punto debole».
Cosa la potrebbe aiutare?
«Direi la possibilità di trovare una chiave interpretativa comune tra i produttori che sappia delineare una riconoscibilità netta del vino. Inoltre credo che serva riuscire a fare massa critica in termini di quantità. Oggi le cantine che producono il Romagna Albana sono piccole, hanno poche bottiglie e questo gioca a loro sfavore, soprattutto all'estero».
Cosa le piace di più del Romagna Albana docg?
«La sua versatilità. E' un vino straordinario che possiede un'accentuata acidità in tutte le sue varianti. Io prediligo le versioni botritizzate ma penso che l'intera gamma oggi permessa dal disciplinare abbia una potenzialità non ancora soddisfatta».
Dopo questo ennesimo successo quali sfide future?
«Adesso vorrei riposarmi un po'. Ma se devo essere sincero mi piacerebbe misurarmi con il Nebbiolo e quindi con il master dedicato. Un vitigno che mi affascina da sempre e che vorrei studiare e approfondire di più».