Ravenna, scuole: solo 30 dirigenti per quasi 47mila studenti, l'allarme di Melucci (Ufficio scolastico)
Federica Ferruzzi - Nell’ambito del convegno sulla scuola dello scorso 26 ottobre, che si proponeva di fare il punto sui progetti provinciali attraverso i dati statistici, è emerso che il problema, a Ravenna ma non solo, è la carenza di dirigenti scolastici, che in molti casi si trovano ad avere reggenze multiple. A tracciare un quadro è la dirigente dell’ufficio scolastico provinciale Agostina Melucci. Melucci, qual è la fotografia della scuola in provincia? «Riguardo alla popolazione scolastica censita al 25 ottobre da fonte Sidi (il sistema informativo del Miur) nelle scuole statali della provincia ci sono 46.317 alunni dai 3 ai 18 anni. Di questi, 1.343 alunni presentano situazioni di handicap, ovvero quasi il 3% della popolazione scolastica. Si tratta di un’incidenza notevole e tutti hanno una certificazione Ausl che testimonia un deficit clinico». Quanti sono i posti complessivi? Esistono ancora le «classi pollaio»? «I posti complessivi (le insegnanti sono di più, perchè un posto può occuparne due) - tra quelli comuni, di sostegno e di potenziamento - sono 4.264, e si registra un’insegnante ogni 10,87 alunni. Si tratta di un buon rapporto, così come è buono quello tra classi/sezioni che sono 2.064, e tra alunni/classi, che è di 22,44. Questi numeri esprimono un forte interessamento dell’amministrazione scolastica alle esigenze della scuola, c’è un grande patrimonio di apprendimento e di coesione sociale che poi viene restituito al territorio. Le ‘classi pollaio’ da oltre 30 alunni sono ormai un ricordo». E per quanto riguarda i plessi? «Le istituzioni scolastiche, ovvero le aggregazioni di plessi, sono attualmente 45, compreso il Cpia, centro provinciale istruzione degli adulti che ha sede a Lugo e che riguarda in prevalenza l’alfabetizzazione degli stranieri, ma anche situazioni di ragazzi italiani a rischio dispersione». Quali sono le criticità principali del sistema provinciale? «Purtroppo abbiamo solo 30 dirigenti in servizio e da Ravenna a Lugo registriamo diverse reggenze. Le criticità si concentrano soprattutto nel segmento 3-14 anni. In proposito, confido molto nell’emanazione di un concorso da parte del Miur, che però ormai da alcuni anni viene dato come imminente. Al momento ci si sta lavorando, speriamo venga indetto al più presto. Un altro punto debole è quello della carenza di direttori dei servizi generali amministrativi, dsga, ovvero i responsabili dei servizi di segreteria, ed è un fenomeno che interessa l’intero territorio regionale». C’è qualche elemento che caratterizza la città? «Il tempo pieno nella scuola primaria è pari al 53% delle classi, il che significa oltre la metà, e si tratta di un dato rilevante per i bimbi tra i 6 e gli 11 anni che caratterizza Ravenna». Quali sono le scelte che vanno per la maggiore? «Gli alunni che frequentano le scuole di secondo grado sono quasi 16mila: il 41% sceglie il liceo e lo scientifico è il più gettonato. Seguono il linguistico, quello di scienze umane, l’artistico ed infine il classico: qui, dopo anni di flessione, il corso in cui si insegnano greco e latino ha registrato un buon incremento su tutta la provincia. Gli istituti tecnici sono al 35% e anche in questo caso c’è una leggera crescita, mentre i professionali registrano una lieve perdita attestandosi sul 24%». E per quanto riguarda l’alberghiero? «Negli ultimi anni le scuole alberghiere hanno registrato una flessione rispetto agli anni del ‘boom’, in pratica sono tornate nel loro alveo e si stanno stabilizzando». Quali sono i dati rispetto alla dispersione? «A mio parere nella scuola secondaria di secondo grado c’è un buon tasso di frequenza: sì la dispersione esiste, ma i dati sono risicati grazie al lavoro tra istituti ed enti di formazione professionale. Questo significa che andare a scuola in Romagna è ancora un elemento importante di crescita personale e professionale». Su cosa occorre puntare? «Io credo che si debba rafforzare la qualità degli apprendimenti, anche se c’è buona disponibilità da parte degli insegnanti e, negli ultimi anni, grazie alla legge 107, c’è stato un incremento di personale. Il dato è positivo, il percorso sta muovendo ora i primi passi. Siamo una scuola inclusiva, ed è questo che caratterizza il territorio ravennate. Qui c’è una buona capacità di lavorare con ragazzi disabili e con varie situazioni non certificate».