Dai pazzi di jazz ai concerti nei bar e nei teatri del Festival Ravenna Jazz

Ravenna | 06 Maggio 2019 Cultura
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Federico Savini

«“Pazzi di jazz” è un esempio per tutta l'Italia. Un'iniziativa che insegna la musica in maniera non scolastica, che apre mondi, instilla curiosità, permette di lavorare in squadra, porta i ragazzi con le famiglie a teatro e fa conoscere la diversità, in modo completamente diverso al tipo di narrazione che infesta i mass media e la propaganda oggi. Un progetto culturale, didattico e sociale che merita tutte le lodi possibili». E' veramente «pazzo di jazz» Mauro Ottolini, uno dei protagonisti dell'omonimo progetto che anche quest'anno Ravenna Jazz ha portato nelle scuole della provincia, e che approderà sul palco del teatro Alighieri lunedì maggio, alle 21, con un'orchestra di 250 ragazzi alle prese con la musica di Duke Ellington, guidati dal trombonista Ottolini - uno dei jazzisti più eclettici e fantasiosi del panorama nazionale -, dal venerabile Enrico Rava e dall'esplosivo beatmaker vocale Alien Dee.

«Per me è il primo anno in questo progetto – commenta Ottolini -, ma è talmente bello e ben concepito che non mi stupisce che un mostro sacro come Rava non voglia mai mancare».

Con quali ragazzi ai lavorato?

«Con diverse fasce d'età ma soprattutto coi più piccoli alle elementari. Io suono spesso strumenti giocattolo e ho un progetto molto nuovo sulle conchiglie, un disco in cui suono solo conchiglie e dal quale sono partito coi ragazzi, cominciando dal cartone animato di un piccolo paguro che cerca la sua conchiglia ma nel mare trova solo spazzatura. L'intento, chiaramente, non è solo musicale».

Su cosa avete lavorato?

«Io su tre brani di Ellington, poco noti, tra cui una filastrocca e un pezzo con influenze caraibiche. Gli arrangiamenti sono miei e li avevo scritti per musicisti esperti. Pensvo di doverli modificare ma, anche se all'inizio non l'avrei mai detto, li porteremo all'Alighieri coi ragazzi così come li ho scritti».

Come si introduce Duke Ellington ai bambini di oggi?

«Stimolando la loro curiosità, e ne hanno tanta! Con la musica i bambini aprono la mente a nuovi orizzonti, ben diversi da quelli proposti dai media. Il jazz troppo spesso fa paura, è considerato diffile o noioso, ma è solo perchè non lo si conosce. Ho visto tanti ragazzi affamati di conoscenza e desiderosi di mettersi a suonare, credo lo faranno in tanti, già il suono delle conchiglie li emozionava. L'idea di Sandra Costantini, questo progetto scolastico, è grandioso anche perchè mette i ragazzi a contatto con dei veri professionisti. Io ho insegnato a New York e Parigi ma non ho mai fatto cose come queste di Ravenna e l'incontro con un personaggio come Enrico Rava resterà nella loro memoria. Da adulti faranno fatica a crederci...».

Cosa c'è di educativo nel jazz?

«Intanto si suona in squadra, che poi è l'orchestra, e poi a differenza della classica, dove ci si attiene alla partitura, nel jazz si improvvisa e si “gioca” di più con gli altri, si valorizzano le singole personalità nell'insieme. Si prova per ore, si ascoltano gli altri, e alla fine si “costruisce” qualcosa tutti insieme».

E ai giovani già orientati sulla trap come si racconta il jazz?

«E' più difficile ma un fatto deve essere chiaro: mica dobbiamo togliergli la trap! Non è assolutamente questo l'obiettivo, visto che poi la trap è la tappa contemporanea di una storia che viene da lontano. Dobbiamo ampliare le conoscenze dei ragazzi, non certo cassare quello che amano e che oggi ha certamente una ragion d'essere, che a noi piaccia o no. Il guaio è fossilizzarsi su un'unica cosa, perchè la curiosità è alla base dell'arte, della poesia, direi anche della vita. In generale i ragazzi più sono piccoli e più hanno voglia di ascoltare cose nuove. Ha un particolare valore formativo incontrarli nelle scuole, dove spesso ci si focalizza troppo sui voti e non sull'imparare cose cose nuove».

Cosa piace di più in quello che insegnate?

«La libertà, che nel jazz convive con le regole. Si valorizza l'inventiva, andando oltre la partitura. E poi c'è lo spirito di squadra. Per capirci, chi suona la tromba parte come tutti dal ritmo; arriviamo alle parti delle trombe solo dopo che tutti sanno quel che devono fare la batteria e il piano, e tra l'altro Duke Ellington è talmente grande che ha sì inventato un sound orchestrale che ha insegnato a tutti, ma ha sempre trattenuto elementi dalla tradizione e i suoi pezzi, anche in versioni “nude” con basso e tema, funzionano alla grande. Le canzoni le abbiamo “vestite e rivestite”, così i ragazzi hanno saggiato quante forme può avere la stessa melodia e quanta creatività si possa esprimere con la musica. Sono esperienze che normalmente i ragazzi di quell'età non fanno e sono veri arricchimenti. Dovrebbero potersi arricchire tutti i ragazzi d'Italia».

Da Ribot a Ranieri, jazz 360 gradi

Oltre ai 250 «Pazzi di jazz» di lunedì 6 all'Alighieri e oltre al ricco programma che trovate in pagina (e che spazia su tutto il comune, con gli aperitifs delle 18.30 gratuiti) Ravenna Jazz ha in serbo nelle prime giornate almeno quattro appuntamenti che la dicono lunga sull'eclettismo di un programma che davvero spazia in molte delle direzioni possibili del jazz di oggi. E a qualcuno suonerà strano ma la «Malia napoletana» che Massimo Ranierni porterà a teatro domenica 5 è perfettamente incardinata nei binari di quel jazz italiano che ha riscoperto i tesori della nostra canzone popolare. Nella fattispecie abbiamo Enrico Rava e Rita Marcotulli alla testa di un quintetto di all stars che accompagnerà il più grande interprete vivente della canzone italiana in un viaggio tra i capolavori di quella tradizione partenopea che della cosiddetta «canzonetta» tricolore è la radice. E il jazz vive da sempre di interpretazioni di canzoni che hanno fatto la storia.

Le radici e il folk di mezzo mondo – da quello di Haiti del suo maestro al blues decostruito del suo capobanda Tom Waits – innervano anche la musica del grande Mark Ribot, eclettico gigante della chitarra atteso venerdì 3 al Bronson per un concerto imperdibile, nuovo appuntamento con il mondo ruvido e creativo che Ribot riesce a distillare maltrattando la sua fedele sei corde.

Del tutto contemporaneo, infine, il jazz che si ascolterà al Cisim di Lido Adriano, con le band del chitarrista Mark Lettieri sabato 4 e del pianista Yaron Herman mercoledì 8. Maniere nuove di intendere un jazz che si mantiene fruibile nella mani di strumentisti eccellenti capaci di mediare fra la freddezza delle avanguardia e la comunicativa di un musica che vuole riportare su di sé i riflettori.

Tutti i concerti

Lunedì 6. Cantina Cappello, ore 18:30: Marco Bovi «Standards My Way».

Teatro Alighieri, ore 21: «“Pazzi di Jazz” Young Project», 250 giovanissimi diretti da Tommaso Vittorini, Mauro Ottolini e Alien Dee con Enrico Rava su musiche di Duke Ellington.

Martedì 7. Caffè del Ponte Marino, ore 18:30: Massimo Tagliata «Note di viaggio: dal tango al jazz».

Teatro Socjale (Piangipane), ore 21:30: Rebekka Bakken Quintet.

Mercoledì 8. Fresco Cocktails & Tapas, ore 18.30: Massimiliano ‘Moro’ Morini «Forlì, England».

Cisim (Lido Adriano), ore 21: Yaron Herman «Songs of the Degrees».

Giovedì 9. Cabiria, ore 18.30: Giacomo Toni «Piano Punk Cabaret».

Mama’s, ore 21.30: Lisa Manara «L’urlo dell’africanità» con Alessandro Scala.

Venerdì 10. Casa Spadoni, ore 18.30: Alessandro Scala «Sax for Porter».

Teatro Socjale (Piangipane), ore 21.30: Yilian Cañizares quartet «Invocación».

Sabato 11. Fellini Scalino Cinque, ore 18.30: Enrico Farnedi «Make Me a Pallet on Your Floor».

Teatro Alighieri, ore 21: Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren «Mare Nostrum».

Domenica 12. Grand Italia lounge bar, ore 18.30: Lisa Manara «La voce oltre i confini».

Teatro Alighieri, ore 21: New York Voices.

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