IL CASTORO | Il centro commerciale 'Le perle', un brutto biglietto da visita

Faenza | 19 Dicembre 2017 Blog Settesere
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Incontriamo il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi nel suo ufficio e la prima richiesta che gli facciamo è una breve ricostruzione della storia del progetto. Lui mette subito le mani avanti dicendo che Le Perle è un’idea nata prima che si insediasse la sua amministrazione, essendo nel 2010 già in previsione la costruzione di questa struttura a fianco del centro commerciale Le Maioliche. Tutto ha inizio con un accordo tra 16 Comuni -9 della Bassa Romagna, 6 della Romagna Faentina e Russi - ossia i principali comuni che avrebbero subito effetti sul commercio al dettaglio portati da quello che noi definiamo outlet, ma che dal punto di vista giuridico si chiama lifestyle.

Il progetto doveva consistere nella realizzazione di 125 negozi e 2500 posti auto in 27 mila metri quadrati di terreno, sui quali il 75% degli interni e l’80% delle infrastrutture esterne (parcheggi, aree verdi, etc.) sono stati completati. Il ponte sull’autostrada che doveva collegare via Pana al centro è quasi finito, mancano soletta di copertura e collaudo. Bastano 3, massimo 4 mesi per completare l’intera struttura, ma tutto è bloccato, sia a causa della crisi immobiliare, sia perché non si sono mai trovati abbastanza esercenti interessati a inserire un loro negozio all'interno dell'outlet. Vista la scarsa adesione al progetto dimostrata dai commercianti, è spontaneo chiedersi se questo insediamento produttivo abbia mai avuto una reale utilità.

Per di più va in crisi l’azienda che realizza i lavori, l’Unieco di Reggio Emilia, che con i suoi 1500 dipendenti è una delle più grandi in Italia del settore. Inoltre è una dei tre soci di Faenza Erre, società proprietaria dell’area; gli altri associati sono la società immobiliare Afim spa di Roma e l’impresa di costruzioni Bertozzini spa di Pesaro, che però ha ceduto le quote. Tornando al background, l’immobiliare Faenza Erre presenta una proposta per potere ultimare i lavori, che però viene respinta dal tribunale di Reggio Emilia in quanto i creditori, ovvero coloro che devono avere i soldi, non sono abbastanza tutelati in questo piano. Ad oggi il sindaco spera in una seconda proposta di Faenza Erre che possa essere maggiormente vantaggiosa per i creditori, a fronte degli oltre 50 milioni di debito accumulati. Diversi sono i soggetti che ancora stanno aspettando soldi. Tolte le banche che hanno finanziato l’idea attraverso prestiti, abbiamo il Comune di Faenza, che doveva ricevere più di un milione e seicentomila euro in 5 anni e invece ne deve ancora avere trecentomila. Questi ultimi sono fondi di perequazione: risorse destinate alla promozione dei piccoli negozi del centro storico, per aiutarli a fronteggiare meglio la concorrenza che avrebbe portato il nuovo insediamento. A questi si aggiungono le diverse imposte, Imu in particolare, mai versate negli ultimi 5 anni.

Parlando di posti di lavoro invece, la società Faenza Erre aveva fatto una bella pubblicità gratuita a Le Perle, facendo uscire sulla stampa locale la notizia che avrebbe assunto le ex lavoratrici Omsa non ancora ricollocate. Peccato che non siano nemmeno state identificare queste persone: in poche parole non è mai esistita una lista con i nominativi delle operaie in mobilità. Sul tema spese dei cittadini, Malpezzi dichiara che per il momento i faentini non ci hanno rimesso un euro, visto che il credito per le quote del fondo di perequazione sono garantite da una banca. Se il progetto partisse nuovamente la prima cosa che la società sarebbe obbligata a versare è l’Imu; nel caso in cui non riparta invece il Comune non vedrà mai questi soldi. Il sindaco continua affermando che le associazioni di artigiani e commercianti auspicano che l'irrealizzato progetto delle Perle possa trasformarsi in una struttura di diversa tipologia, ad esempio un insediamento produttivo artigianale.

Sul fenomeno della proliferazione dei centri commerciali il primo cittadino commenta che non è un fatto che riguarda solo Faenza, ma appartiene a molte città. Prosegue dicendo che, più che altro, nel faentino è il numero delle strutture commerciali che sta aumentando notevolmente. Le strutture commerciali sono più piccole rispetto ai centri commerciali, avendo superficie massima di 1500 metri quadrati. Ne è un esempio il nuovo Lidl che sorgerà nell’ex area Cisa in via Oberdan assieme a una decina di piccoli negozi non alimentari, i quali verranno raggruppati in altre due di queste strutture commerciali. Ma non basta! Alcuni imprenditori stanno già cercando terreni per costruire altri 4 grandi supermarket qui a Faenza. Il motivo di questa 'epidemia' è una legge regionale che permette l’apertura degli spazi sotto i 1500 metri quadri senza limitazioni a livello di piano del Commercio. A questo punto dell’intervista Malpezzi afferma in modo chiaro: «Negli anni passati sono state invocate le liberalizzazioni perché favorivano la concorrenza: questi sono gli effetti». Ci si interroga se nella realtà di Faenza nuovi luoghi di shopping abbiano senso o se rimarranno vuoti di clienti, come alcuni già esistenti.

WILLIAM DONATI

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