Ravenna, parla Bartolotti (ad Micoperi): «Azienda in netta ripresa, previste nuove assunzioni per il rigassificatore»

Emilia Romagna | 24 Novembre 2023 Economia
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Elena Nencini
Una storia fatta di grandi successi, come il recupero della Costa Concordia, ma anche di difficoltà legate al mondo dell’offshore, Micoperi, azienda ravennate che fornisce servizi per il mondo dell’offshore, però non molla, anzi è pronta ‘a volare’ come racconta il suo patron, l’ad Silvio Bartolotti. Tra le ultime commesse i lavori per il rigassificatore di Ravenna, una commessa in Congo per Eni e altre per complessivi 400 milioni di euro. 
Micoperi si occupa di installazione, manutenzione e decomissioning di piattaforme, costruzione di tubazioni sottomarine per il trasporto di petrolio e gas per clienti di standing internazionale, tra cui Eni, Saipem, Pemex, Sinopec e Snam.
Un‘avventura cominciata nel 1994, come racconta Bartolotti: «Ho rilevato Micoperi dal Ministero dell’industria in anni difficili pagandola una cifra folle per quei tempi». Oggi Micoperi può contare sulla continuità costituita da due figli attivi e preparati, Claudio che rappresenta la parte commerciale dell’azienda e Fabio che, da dieci anni, gestisce la Micoperi dal Mexico per le attività in centro America, entrambi decisi a proseguire con successo la continuità di tanti posti di lavoro.
In cosa consiste la commessa per il rigassificatore?
«Si tratta di costruire e impiantare il sistema di ormeggio del rigassificatore e delle navi che si affiancheranno per scaricare. In pratica esiste già un pontile su cui si appoggerà la nuova struttura: Rosetti sta costruendo la struttura che noi installeremo».
Quante persone saranno coinvolte in questo progetto?
«Complessivamente circa 300 persone, abbiamo già assunto nuovi 20 tecnici, ma assumeremo anche tante altre figure. Ai primi di dicembre inizieremo i lavori di montaggio, anche se le operazioni nel tratto di mare vicino Marina di Ravenna sono già iniziate con le attività di controllo ambientale su tutte le aree soggette a intervento. I lavori proseguiranno fino a dicembre 2024. L’appalto non riguarda invece la diga per la quale stiamo facendo delle indagini geotecniche».
Altre commesse?
«In questi anni abbiamo difeso l’operatività in Messico, dove lavorano circa il 50% dei dipendenti della nostra struttura. Oggi siamo una società sana e il mercato ci dà grandi opportunità di crescita. Lavoriamo sul Mediterraneo, West Africa, Messico e centro America. Il contratto in Congo riguarda l’installazione, nell’ambito di un importante progetto Eni, di una condotta sottomarina lunga circa 60 chilometri anch’essa legata alla produzione di gas in territorio congolese».
Roca, l’associazione ravennate dei contrattisti offshore, guidata per lunghi anni da Franco Nanni, ha un senso oggi?
«Oggi il Roca è più forte di prima e senza il Roca non ci sarebbe stato Omc. Il Roca ha dato fiducia agli imprenditori del territorio e con l’aiuto di Eni attraverso le attività in Adriatico ci ha fatto diventare leader mondiali. Alla prima edizione di Omc partecipai con Protan, l’azienda di famiglia, con gli anni sono diventato amico di Franco Nanni, che mi chiese anche di lavorare con lui ma io preferii restare nell’azienda di famiglia».
Cosa ne pensa della possibilità di riprendere l’attività di estrazione in Adriatico?
«Debbono riaprire le perforazioni. È una risorsa incredibile, noi non riusciremo mai a coprire la quantità di energia derivante da carbone, olio e gas attraverso il nucleare e le energie alternative. Senza considerare che la necessità di energia aumenta del 20-30% ogni anno e finora non è stato pensato a un metodo attraverso il quale il genere umano possa trovare nuove forme di energia. L’unico metodo sono petrolio e gas». 
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