La mostra «Il Bel Paese» inaugura al Mar sabato 21
Elena Nencini
Ad accogliere i visitatori nella prima sala della mostra Il Bel Paese. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi al Museo d’Arte della città di Ravenna sono i soldati di La presa di Porta Pia di Michele Cammarano, un momento storico importante che segna la fine dello Stato pontificio e la riunificazione dell'Italia con la nuova capitale. In particolare il bersagliere in primo piano ci invita a partecipare alla battaglia e a lottare per liberare la città dal potere papalino. Comincia così la visita alla mostra, curata da Claudio Spadoni, che inaugura sabato 21 febbraio alle 18 (fino al 14 giugno) che ripercorre la storia del nostro paese durante quei settant'anni che videro l'Italia formarsi come stato unitario e prepararsi alla grande Guerra. E a indagare le bellezze del Bel paese che si meritò questo nome proprio grazie ai suoi paesaggi e ai suoi monumenti artistici sono i pittori che dipingono montagne, laghi, marine, e i capricci del Grand Tour offrendo un ampio panorama della pittura di fine Ottocento in Italia e non solo. Ecco allora l'Uliveta di Careggi di Giovanni Fattori e La piazza di Settignano all'ombra di Telemaco Signorini, due tra i più importanti rappresentanti dei Macchiaioli, che si ispirano alle vedute in plein air degli impressionisti francesi. Il termina Bel paese nasce con Dante quando nell'Inferno scrive: «del bel paese là dove 'l sì suona»: in un’epoca in cui l’Italia era ancora un concetto di là da venire la lingua era un punto di riferimento e il sì il primo nucleo di un’identità comune alle diverse «genti del paese». E ancora nell'Ottocento il paese trova un'unità geografica, storica e politica proprio grazie agli artisti e colpisce l'icona della mostra La fanciulla sulla roccia a Sorrento di Filippo Palizzi con la scritta «Egli mi pose a giacere su questa roccia, mi dice di guardarti da mattina a sera e dirti sempre: sii felice. Felice».
Al primo piano invece si comincia un viaggio tra le città: Venezia, Roma, Milano, Bologna, Firenze sono immortalate dai pennelli di Ippolito Caffi, Telemaco Signorini, Giovani Boldini tra vita quotidiana, monumenti, vedute sociali; per passare alle tradizioni e ai riti a cui l'Italia di fine Ottocento è ancora fortemente legata, con le Villeggianti di Camillo Innocenti al soffuso Povero, ma superbo dello scapigliato Tranquillo Cremona, mentre già si avvertono i segni del divisionismo ne Le parche di Angelo Morbelli, filigrana insuperabile di colori puri e brillanti.
Con l'ultimo piano le donne sono rappresentate attraverso i ritratti eleganti, femminili e aristocratici di Giovanni Boldini e quelli popolari e sociali delle donne del popolo di Silvestro Lega, puntando alle tematiche del lavoro legate alle correnti del realismo con Giovani Pellizza da Volpedo e Mosè Bianchi. A chiudere il futurismo di Boccioni, Balla e Depero con gli studi su movimento e velocità fino alle prime aperture alla metafisica di De Chirico con Enigma della partenza.
Orari: fino al 31 marzo: martedì-venerdì 9-18, sabato e domenica 9-19.