Parla il presidente Drei: «Colture autunnali e vino, Agrintesa cresce e investe»

Faenza | 05 Marzo 2017 Economia
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«C’è un nuovo dinamismo in tutta la filiera produttiva verso alcune colture, con in testa il kiwi, in particolare quello giallo, ma anche verso altre coltivazioni autunnali come noce, pere o susino. Cala invece la coltivazione delle pesche nettarine, -10% nel 2016, ma in maniera meno preoccupante rispetto agli anni precedenti. L’ultima vendemmia è stata molto buona, nel 2017 investiamo sull’enologia, in particolare sulla cantina di Russi. Continua la crescita del biologico».
Così Raffaele Drei sintetizza lo stato di salute di Agrintesa e del settore agricolo più in generale. La cooperativa faentina associa 4.000 produttori di ortofrutta e vino, con circa 270/280 milioni di fatturato nel 2016, in leggera crescita rispetto al 2015 e 17 punti vendita («in equilibrio») dislocati soprattutto in Romagna. Presente da oltre trent’anni nel cuore dell’Emilia Romagna, «ritiriamo nei nostri stabilimenti altamente specializzati la produzione dei nostri associati, la lavoriamo e la confezioniamo affinché possa giungere rapidamente e nelle condizioni ottimali nei principali mercati italiani ed esteri».
Così in un’epoca di grande cambiamento e di crisi, il 2016 si è caratterizzato come un’annata discreta sotto molti punti di vista. «La programmazione diventa sempre più determinante - spiega Drei -, servono forti investimenti anche per fare le riconversioni necessarie, come sta avvenendo rispetto alle colture autunnali e non solo».
Raccontato più volte della crisi che ha colpito la produzione e la vendita di pesche nettarine («c’è stata una forte riduzione, ma non scompariranno» sottolinea Drei), colpite da una concorrenza estera molto robusta, le aziende guardano con sempre più interesse ad altre colture. «Guardiamo con ottimismo all’albicocca, che vede un crescente panorama varietale e sul mercato regge bene - chiarisce il presidente di Agrintesa - e poi ci sono i kiwi che continuano a brillare, grazie anche alla ‘scoperta’ di altre varietà (giallo e rosso in primis) e ad un mercato internazionale molto interessante, a parte quello europeo e italiano che invece vanno al rallentatore».
L’export dell’ortofrutta in questi anni ha dovuto fare i conti anche con le sanzioni dell’Ue alla Russia e la susseguente reazione. «In particolare per le mele è stato un vero disastro - ammette Drei -, anche perché i russi hanno cominciato a produrre internamente alcuni prodotti e non importarli più».
A far tornare il sorriso al presidente di Agrintesa però c’è l’andamento del secondo anno di Opera (consorzio nato nel 2015 che riunisce molte realtà emiliano romagnole sulla commercializzazione della pera), «che è stato in crescita rispetto al primo anche perché l’organizzazione è migliorata sensibilmente».
E poi c’è il settore enologico, con un andamento molto positivo nel 2016, tanto che Agrintesa nel 2017 investirà 10 milioni di euro per l’ampliamento ed il rifacimento tecnologico della cantina di Russi, dove si arriverà ad una capienza di circa 140mila ettolitri di vino. «Noi siamo soddisfatti dell’ultima vendemmia, ma il mercato è molto strano, quello italiano è in calo, all’estero chiedono soprattutto di bere Prosecco».
Infine il capitolo del biologico, «dove ci sono molte aziende che si stanno avvicinando e che stanno facendo investimenti importanti, ma anche qui serve tempo. Certo, non sarà una bolla, e noi saremo attenti a queste dinamiche nuove di mercato che avanzano già da qualche anno», conclude Drei.

Manuel Poletti
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