Adesso, almeno, una soluzione c’è. Non per gli autocostruttori di Filetto che hanno nuovamente risposto picche all’offerta del Comune di riservare loro sei degli appartamenti che nasceranno dall’ex cantiere di Alisei, ma almeno entro il 2016 da quel cantiere dovrebbero nascere 14 alloggi di edilizia sociale e popolare. L’uovo di colombo, se così si può dire, l’assessore Cameliani l’ha trovato grazie ad un accordo con la Regione che consentirà ad Acer di realizzare le due palazzine rimaste incompiute dopo il fallimento di Alisei e del progetto di autocostruzione. L’investimento complessivo sarà di 1 milione 185mila euro: 280mila arriveranno dalla Regione, con fondi stanziati inizialmente per aiutare gli autocostruttori e il resto dal Comune (sotto forma di mutuo contratto da Acer ma a carico del Comune per 400mila euro e altri 500mila di fondi derivanti da aree Peep e dalla vendita di altre strutture di edilizia popolare, spiega l’assessore): «A settembre saremo in grado di stipulare la convenzione con Acer - sintetizza l’assessore Cameliani -, che consentirà loro di avviare tutte le procedure (progetto preliminare, definitivo e gara d’appalto) per iniziare i lavori a metà del 2015 e finirli nell’autunno dell’anno successivo». Il progetto prevede la destinazione di una parte degli appartamenti (almeno 8) per l’edilizia popolare e il resto per quella sociale, con la dotazione di spazi comuni, impianti verdi o fotovoltaici e una serie di altri strumenti per incentivare davvero forme dell’abitare innovativa e condivisa. «Le possibilità per il rudere di Filetto erano due - chiosa l’assessore Cameliani - o buttavamo giù tutto o finivamo gli appartamenti. Abbiamo scelto questa seconda strada». La convenzione con la Regione prevede anche di riservare i 6 appartamenti di edilizia sociale agli ex costruttori ancora i possesso dei requisiti: «Oltretutto, grazie ad una nuova possibilità offerta dal Governo, avrebbero potuto pagare il canone d’affitto (tra i 450 e i 550euro al mese) per 7 anni e poi acquistare la casa per 120mila euro, riscattando al 50% l’affitto pagato. Ma evidentemente a loro interessano più i soldi della casa». Secondo l’assessore quelli della richiesta di risarcimento danni al Comune per un milione 400mila euro per mancata vigilanza sul cantiere (mentre il Comune a sua volta ha chiesto sempre in processo 3milioni di euro agli autocostruttori, anche per risarcire i 780mila sborsati a Banca Etica). La questione non è così semplice, sostiene invece Stefano Bentini della coop Mani Unite (degli autocostruttori di Filetto) che conferma di non essere interessato all’offerta del Comune: «Ancora non ci viene considerato tutto il lavoro che abbiamo fatto gratuitamente - spiega -: proseguiremo per vie legali. Anche perché gli accordi con il Comune non sono chiari: è vero che l’incentivo statale è un aiuto ma se, dopo 7 anni non abbiamo i soldi per riscattarla la casa, che succede? Ci buttano fuori?». Senza considerare il grado di deterioramento della struttura, inutilizzata ormai da anni: «Chi ci garantisce che il tetto è ancora coperto adeguatamente e che non ci sono infiltrazioni?».
Daniela Verlicchi
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